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chiama le vite degli uomini eslegi, e bestiali dallo stato
ferino: il quale si divora il tutto degli uomini;
perchè non lasciano essi nulla di sè nella loro posterità:
onde poi la
verga fu adoperata da'
Maghi sulla vana credenza,
che con quella si risuscitassero i morti; e 'l
Pretore
Romano con la
bacchetta batteva sulla spalla gli
schiavi, e gli faceva divenir liberi, quasi con quella
gli faceva ritornar da morte in vita. Se non pure i
Maghi
stregoni usano la
verga nelle loro stregonerie, ch'i
Maghi sappienti di Persia avevan'usato per la
Divinazion degli auspicj: onde alla
verga fu attribuita la
Divinità;
e fu dalle Nazioni tenuta per
Dio, e che facesse
miracoli,
come
Trogo Pompeo ce n'accerta appresso il suo
Breviatore
Giustino. Quest'
Inferno è guardato da
Cerbero,
dalla sfacciatezza canina d'usar la Venere senza
vergogna d'altrui: è Cerbero
trifauce cioè d'una sformata
gola, col superlativo del
tre, ch'abbiamo più volte
sopra osservato, perchè, come l'
Orco, tutto divora:
e
uscito sopra la Terra, il Sole ritorna in dietro;
e salito sulle Città Eroiche, la luce civil degli Eroi ritorna
alla notte civile. Nel fondo di tal'
Inferno scorre
il fiume
Tartaro, dove si tormentano i dannati,
Issione a girar la ruota,
Sisifo a voltar'il sasso,
Tantalo a morirsi e di fame, e di sete; come si sono sopra
queste Favole tutte spiegate: e 'l fiume, dove brucian
di sete, è lo stesso fiume senza contento; che tanto
Acheronte, e
Flegetonte significano. In quest'
Inferno poi per ignorazione di cose furono gittati da'
Mitologi e
Tizio, e
Prometeo: ma costoro furon'in Cielo
incatenati
alle rupi, a' quali
divora le viscere l'Aquila, che
vola ne' monti, la tormentosa superstizion degli auspicj,
ch'abbiamo sopra spiegati. Le quali
Favole tutte
poscia i
Filosofi ritruovaron'acconcissime a meditarvi,
e spiegare le loro
cose morali, e
metafisiche: e se ne destò
Platone ad intendere le
tre pene divine, che solamente