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aurei luoghi nell'
Odissea, dove volendosi
acclamar' ad
alcuno d'aver lui
narrato ben'un'Istoria, si dice averla
racconta da
Musico, e da
Cantore; che dovetter'esser'appunto
quelli, che furon'i suoi
Rapsodi; i quali furon'
uomini volgari, che partitamente conservavano a
memoria i libri de'
Poemi Omerici. XI. Che
Omero non lasciò
scritto niuno de' suoi
Poemi; come più volte l' hacci
detto risolutamente
Flavio Giuseffo Ebreo contro Appione
greco Gramatico. XII. Ch'i
Rapsodi partitamente
chi uno, chi altro andavano
cantando i Libri d'Omero nelle
fiere, e
feste per le Città della Grecia. XIII. Che
dall'
origini delle
due voci, onde tal nome
Rapsodi è composto,
erano
consarcinatori di canti; che dovettero aver
raccolto, non da altri certamente, che da'
loro medesimi
popoli; siccome ὅμηρος vogliono pur'essersi detto da
ὁμοῦ,
simul et εἵρειν,
connectere, ove significa il
mallevadore;
perocchè leghi insieme il creditore col debitore;
la qual'origine è cotanto lontana, e sforzata,
quanto è agiata, e propia, per significare l'
Omero nostro,
che fu
legatore, ovvero
componitore di Favole.
XIV. Che i
Pisistratidi Tiranni d'Atene eglino
divisero,
e
disposero, o fecero
dividere, e
disponere i
Poemi d'Omero nell'
Iliade, e nell'
Odissea: onde s'intenda, quanto
innanzi dovevan'essere stati una
confusa congerie di cose;
quando è
infinita la
differenza, che si può osservar
degli stili dell'
uno, e dell'
altro Poema Omerico. XV. Che
gli stessi
Pisistratidi ordinarono, ch'indi in poi da'
Rapsodi fussero
cantati nelle
Feste Panatenaiche, come scrive
Cicerone de Natura Deorum, ed
Eliano, in ciò seguito
dallo
Scheffero. XVI. Ma i
Pisistratidi furono
cacciati
da Atene, pochi anni innanzi, che lo furon'i
Tarquinj
da Roma: talchè, ponendosi
Omero a' tempi di
Numa, come abbiamo sopra pruovato, pur dovette
correre lunga età appresso, ch'i
Rapsodi avessero seguitato
a conservar'a
memoria i di lui Poemi: la qual
Tradizione