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ingegni, co' quali fanno tanti a maraviglia dilicati lavori;
però non sanno ancora
dar l'ombre nella Pittura,
sopra le quali risaltar possano i lumi; onde non avendo
sporti, nè addentrati, la loro
Pittura è goffissima;
e le
statuette, ch'indi ci vengon di porcellana, gli ci
accusano egualmente
rozzi, quanto lo furono gli
Egizj nella
Fonderia; ond' è da stimarsi, che come ora
i
Chinesi, così furono rozzi gli
Egizj nella Pittura.
Di questi
Sciti è quell'
Anacarsi, autore degli
oracoli
Scitici, come
Zoroaste lo fu de'
Caldaici; che dovettero
dapprima esser'
Oracoli d'Indovini, che poi per
la
boria de' Dotti passarono in
Oracoli di Filosofi. Se dagli
Iperborei della Scizia presente, o da altra nata anticamente
dentro essa Grecia sieno venuti a' Greci i
due
più famosi oracoli del Gentilesimo, il
Delfico, e 'l
Dodoneo,
come il credette
Erodoto, e dopo lui
Pindaro, e
Ferenico seguiti da
Cicerone de Natura Deorum; onde
forse
Anacarsi fu gridato famoso
Autore d'Oracoli, e fu
noverato tra gli antichissimi
Dei Fatidici, si vedrà nella
Geografia Poetica. Vaglia per ora intendere, quanto
la Scizia fusse stata dotta in sapienza Riposta, che gli
Sciti ficcavano un coltello in terra, e l'adoravan per Dio,
perchè con quello giustificassero l'uccisioni, ch'avevan'
essi da fare; dalla qual
fiera Religione uscirono le
tante
virtù morali, e civili narrate da
Diodoro Sicolo,
Giustino, Plinio, e innalzate con le lodi al Cielo da
Orazio! Laonde
Abari volendo ordinare la Scizia con
le leggi di Grecia, funne ucciso da
Caduido suo fratello.
Tanto egli profittò nella
Filosofia Barbaresca dell'
Ornio, che non intese da sè le leggi valevoli di addimesticare
una gente barbara ad un'umana civiltà, e
dovette appararle da' Greci! ch' è lo stesso appunto de'
Greci in rapporto degli
Sciti, che poco fa abbiam detto
de' medesimi a riguardo degli
Egizj; che per la vanità
di
dar'al loro sapere romorose
origini d'Antichità